Reluceo, la video arte di Dario Denso Andriolo all’Oratorio San Mercurio
Reluceo è un evento di Restart
Luci, immagini e suoni avvolgono l’Oratorio di San Mercurio
Quel sito religioso rappresenta la summa dei lavori della famiglia Serpotta. Realizzato in oltre cento anni, lì lavorarono Giacomo, Giuseppe e Procopio Serpotta
L’Oratorio di San Mercurio venne costruito vicino a Palazzo Reale per una “visione” del Vicerà Juan De Vega
Reluceo è uno spettacolo multimediale pensato e realizzato dall’artista Dario Denso Andriolo. La video istallazione ammanta di hi tech l’Oratorio di San Mercurio, nel Cortile S. Giovanni degli Eremiti. La mostra debutta il 2 e 3 Luglio e sarà visitabile tutti i weekend di luglio e agosto, dalle 19 alle 24. L’evento fa parte del cartellone di Restart.
Pensata come una scultura di luce, l’opera di Andriolo tenta di unire la storia alla modernità, con l’obiettivo di consentire una fruizione innovativa del bene storico-culturale.
Luci, immagini e suoni di Reluceo avvolgono lo spazio, alla ricerca di una dimensione sensoriale ipnotica ed emozionante. L’opera di Andriolo si ispira alla storia di San Mercurio, alla torture da lui subite ed alle sue miracolose guarigioni. Esperienza “magnetica”, Reluceo mischia leggende del passato a tematiche e linguaggi artistici contemporanei. L’audio prodotto da Gianni Gebbia e Vito Gaiezza contribuisce a generare nell’ambiente un effetto di sospensione temporale.
Reluceo, alla ricerca di una dimensione divina
Con l’opera di Andriolo, sensibile e intellegibile si uniscono per dare valore al bianco sfolgorante dello spazio artistico che rappresenta la sintesi della bottega “Serpotta”, quasi a traslare la nostra presenza in terra di una dimensione divina. Una ricerca che si coniuga perfettamente con la storia dell’Oratorio
La storia secolare dell’Oratorio di San Mercurio e i Serpotta
Luogo di culto cattolico situato nel centro storico di Palermo, a pochi passi da Palazzo Reale, l’oratorio di San Mercurio nasce in forza di una visione mistica. La leggenda racconta che il viceré Giovanni de Vega, affacciatosi dal Palazzo Reale venne attirato da un inusuale bagliore. Qualche giorno dopo, in quel luogo che scintillava venne rinvenuta l’immagine della Vergine dipinta su una roccia: la “Madonna del Deserto”. Era il 1553. De Vega, politico e ambasciatore spagnolo, viceré di Sicilia e Capitano Generale di Sicilia dal 1547 al 1557, era un fedele devoto. Ambasciatore per Carlo V a Roma, lì incontrò Ignazio di Loyola e ne accolse i Gesuiti, a Messina.
Proprio in quell’anno venne xostruito il primitivo Oratorio di San Mercurio con la Cappella della Madonna del Deserto nel luogo del ritrovamento dell’immagine mariana. Nello stesso luogo è attestata un’antica chiesetta ipogea di epoca paleocristiana dedicata a San Mercurio che sostituì l’antro di epoca romana dedicato al dio Hermes, protettore della salute.
Nel 1572, un gruppo di fedeli fonda la Compagnia della Madonna del Deserto e della Madonna della Consolazione ed ottiene la concessione dell’Oratorio. La Compagnia ha come missione l’assistenza agli infermi moribondi del vicino ospedale di Palazzo Sclafani.
Quasi un secolo dopo, nel 1640, di fronte al primo oratorio, la Compagnia comincia la costruzione di un altro oratorio. Trentotto anni i lavori interni di abbellimento dell’oratorio vengono affidati ad Antonio Pisano. L’artista muore improvvisamente e al suo posto vengono chiamati a completare l’opera Giacomo Serpotta e il fratello Giuseppe Serpotta i quali terminano il lavoro nel 1682. Per completare l’oratorio serviranno altri trenta anni. Nel 1719 viene lo scalone esterno in marmo di Billiemi e l’anno successivo, Procopio Serpotta, figlio di Giacomo Serpotta, realizza la controfacciata.
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