Nel centro storico di Palermo, in Piazza Bellini, si trova una delle chiese più belle della città, uno degli esempi più imponenti del barocco palermitano: La Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria.
La sua storia inizia nel 1310 quando la nobildonna Benvenuta Mastrangelo, rimasta vedova per la seconda volta e senza eredi, decide di fare testamento ordinando che nelle case di sua proprietà site nel quartiere del Cassaro venisse fondato un monastero femminile sotto il controllo dei frati domenicani.
Il monastero sorse presso la punta orientale dell’antica Neapolis punica, in un’area piuttosto vasta dove già esistevano le case edificate attorno al duecento dai Mastrangelo che probabilmente avevano inghiottito il palazzo un tempo appartenuto al grande ammiraglio Giorgio d’Antiochia.
La costruzione del monastero inghiottì anche la chiesa di S. Stefano dell’ammiraglio Eugenio, di epoca normanna, sorta a ridosso di una delle porte della città araba, la Bebilbacal (venditore della verdura). Antiche mura in grossi blocchi di calcarenite sono ancora riconoscibili nella base esterna del monastero nella via Schioppiettieri.
All’inizio il monastero ospitava tutte le prostitute diventando “rifugio per peccatrici pentite“. Nel corso degli anni, divenendo sempre più ricco grazie alle cospicue donazioni, iniziò ad ospitare ragazze di buona famiglia, aristocratiche, divenendo il monastero più ricco e importante della città. Queste ragazze, che monacandosi portavano ingenti doti, venivano fatte entrare in età giovanissima e al compimento del ventunesimo anno prendevano i voti. Praticamente “prigioniere per scelta”, le ragazze accettavano di buon grado di prendere i voti: l’etica familiare, infatti, imponeva a ciascun membro della casa, primogeniti o cadetti, di accettare le scelte e le strategie matrimoniali della famiglia che erano sempre orientate dalla logica del lignaggio. Anche la monacazione forzata rientrava in queste strategie.
Diventato così ricco ed importante, le suore del monastero vollero costruirne uno ancora più bello e sfarzoso (quello che oggi possiamo ammirare). Promotrice della costruzione della nuova chiesa fu l’ultima delle Badesse perpetue, suor Maria del Carretto dei conti di Racalmuto. Probabilmente diversi architetti (Giorgio Di Faccio, Antonio Muttone, Francesco Camilliani) si alternarono nella progettazione di questo edificio, la cui decorazione fu ultimata solo nel diciottesimo secolo.
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Testo di Paola Chirico